lunedì 20 novembre 2017

Lo Squalificato di Dazai - Letture impegnevolmente impegnate...

e titoli di post stupidi. 

Un posticino piccino picciò (questa volta per davvero!) su uno dei miei ultimi recuperi libreschi. Del contenuto di questo titolo ho già parlato, più o meno, in altri due post, quindi forse questa volta riuscirò ad essere più concisa del solito, per non ripetermi troppo.
Finalmente ho recuperato Lo Squalificato di Dazai! Classico della letteratura giapponese del 1948 che ho conosciuto tramite il suo adattamento anime (che ho apprezzato molto) e il suo adattamento manga frutto del sacro pennino di Usamaru Furuya (anche questo molto apprezzato... il manga, non il pennino, che potrebbe essere equivoca la cosa evabbèbasta oggi non è giornata).
Trama in brevissimo che tanto ve ne ho parlato mille volte: Yozo è un uomo che da sempre si è sentito diverso "dagli esseri umani", squalificato dalla società, che osserva da lontano, quasi con paura. Il suo sentimento di inadeguatezza lo travolgerà e lo spingerà sempre più verso il basso, nonostante qualche timido tentativo di ripresa.

Di solito leggo prima le versioni originali, quindi questa è un'eccezione al mio modus operandi, ma è anche una doppia eccezione perchè per una volta ho apprezzato più i derivati che l'originale, sia per le aggiunte narrative che per le scelte stilistiche/estetiche. Non che Dazai, o meglio, i suoi traduttori, abbiano un brutto stile, ma questa volta il disagio di Yozo non mi è proprio arrivato e il più delle volte l'ho trovato parecchio irritante. Sarà perchè ormai ho letto la sua storia troppe volte? Non penso sia questo, ma piuttosto che il protagonista del romanzo è davvero il più passivo e apatico delle tre versioni da me lette. Inoltre, il succedersi degli eventi è molto veloce e non è riuscito a lasciarmi addosso granchè. E' anche vero però che le ultime parole del romanzo ci suggeriscono che la narrazione potrebbe essere piuttosto parziale e forse Yozo è molto più severo con sè stesso di quanto effettivamente meriti. Il romanzo senza dubbio ci pone delle domande interessanti come: è un peccato la passività? Un peccato che va scontato a caro prezzo?
Mi è piaciuto anche notare cosa sta alla base di alcune scelte di Usamaru Furuya adottate nel suo manga, come la rappresentazione di Horiki come un uccello. La risposta è molto semplice in realtà, dato che nel romanzo è proprio descritto in questi termini: "Proprio quando cominciavo a dimenticare, quell'uccello del malaugurio mi calava addosso starnazzando, per squarciare col becco le piaghe della memoria."



Mi è dispiaciuto constatare che anche qui viene lasciato pochissimo spazio alle molestie subite dal protagonista da ragazzino, cosa per me determinante per la sua formazione, ma essendo una storia raccontata dalla sua stessa voce, penso si possa leggere tra le righe che è un evento della sua vita volutamente rimosso e taciuto. 

I toni del romanzo sono molto riflessivi, trattandosi comunque di un diario o meglio di "appunti di vita", mentre nell'anime e nel manga, per forza di cose i dialoghi e le azioni avevano il sopravvento rispetto ai pensieri del personaggio, comunque molto presenti. 

Tutte e tre le versioni rappresentano in modo diverso il crollo definitivo di Yozo e, per quanto quella del romanzo sia la più realistica e svilente, molto più concreta, l'impatto emotivo delle altre due è stato molto più forte. Insomma, questo Squalificato non è riuscito ad arrivarmi allo stesso modo. Lascia sempre addosso una certa malinconia mista a un pizzico di fastidio, ma una volta chiuso mi ha lasciata molto più indifferente di quanto mi aspettassi. 

L'edizione che ho io è la classica Universale Economica Feltrinelli (7,50 euro), molto comoda perchè flessibile e tascabile, senza accecare il lettore con font microscopici. La traduzione di Marcella Bonsanti è basata su quella inglese di Donald Keene, la cui prefazione è piuttosto interessante. Non amo le traduzioni di seconda mano e penso che sia necessaria una nuova traduzione "svecchiata". Non aspettatevi di trovarci un italiano modernissimo (e ci sta eh, essendo un testo del '48) ma ci sono espressioni che potrebbero risultare strane a un lettore poco avvezzo a un lessico un po' più datato o comunque meno comune, tipo il termine "mallevatore".

A voi è mai capitato di preferire un adattamento all'originale? In genere è piuttosto raro e in questo caso non me lo aspettavo proprio, perchè pensavo che il romanzo andasse molto più a fondo rispetto ai suoi derivati, ma è anche vero che fino ad ora non ho avuto un grandissimo feeling con nessuno degli scrittori giapponesi che ho provato, sia classici che moderni, anche se ne ho provati davvero pochi, quindi per me è ancora tutto da scoprire. ^^ Comunque, essendo un romanzo molto breve, se siete interessati alla letteratura giapponese penso sia una lettura da affrontare prima o poi, visto anche il grande apprezzamento in patria. Pensate che ne stanno traendo un'altra versione manga, in chiave horror a quanto pare.

4 commenti:

  1. Madre de Dios che urto le traduzioni di traduzioni...Dovrebbero seriamente abolirle O_O
    L'unica nota positiva è che hai capito come mai era raffigurato come una specie di piccione del manga di Furuchan <3

    Si, a me è capitato che un adattamento l'ho trovato migliore all'originale. Ora, non mi tirare pietre e sassi addosso, ma non mi vengono in mente i titoli (sarà perchè sono sveglia dalla 6.30 LOL) ma comunque si, è successo e non solo una volta.

    In ogni caso hai analizzato molto bene il tuo "disappunto" per la versione libro, ovvero l'originale. Ottima rece come sempre^^.

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    1. Eh sì! Purtroppo non credo ci siano altre traduzioni disponibili di questo romanzo al momento... Fortunatamente lo stile è bello quindi se non lo si sa in anticipo non credo sia particolarmente evidente.

      Ahah tranquilla! XD

      Grazie mille <3

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  2. Ciao cara, finalmente sono resuscitata su blogger, dopo l'ennesimo periodo di latitanza ^^
    Mi incuriosisce sempre molto leggere le recensioni di classici giapponesi, essendo io piuttosto ignorante sulla letteratura orientale.
    Capisco la tua perplessità nel trovare l'originale meno coinvolgente dei derivati... A me è successo poche volte, ma quelle poche volte sono piuttosto eclatanti. Un esempio su tutti? Il grande Gatsby. Il romanzo di Fitzgerald, con mio grande dispiacere, mi lasciò piuttosto indifferente (forse anche a causa delle grandissime aspettative che nutrivo) invece il film con DiCaprio è svettato subito tra i preferiti di sempre.

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    1. Oh, che piacere! **
      Anche io sono ignorantissima in materia, quindi prendi con le pinze quello che scrivo, mi raccomando XD ancora non ho trovato un autore giapponese di romanzi preferito purtroppo :/ Neanche Murakami mi ha presa moltissimo, per quel poco che ho letto (anche se scrive benissimo).

      Il grande Gatsby non l'ho mai nè letto nè visto, direi che urge un recupero! Magari prima del romanzo (tanto credo sia piuttosto breve) e poi del film. In effetti ho sentito parlare un gran bene del film! ^^

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